T’ Ortelli
binomio perfetto
Continua a leggere “Ortelli corsa 1971”"Il paradiso in terra non esiste, ma chi va in bicicletta ci arriverà comunque." – Parrini
L’eleganza è l’equilibro tra proporzioni, emozione e sorpresa”
i telasti della Futura erano Ilic Dalfiume e Montanari Roberto usciti dal reparto corsa (macchinari e attrezzature) della ditta Piazza di Osteria Grande.
All’epoca esisteva un solo materiale per le biciclette: l’acciaio (soprattutto tubazioni Columbus) ed un unico metodo di costruzione: la saldo-brasatura di tubi e congiunzioni. La lima, insomma, regnava sovrana.
augusto Daniele, ha costruito il modello Competizione, equipaggiato con i migliori componenti Campagnolo.
Il telaio Olympia
presentava un’accurata limatura delle alette, un’eccellente lavorazione a torcia, una geometria corta e verticale, e una varietà di tagli del movimento centrale. Visivamente, era conosciuto per i lunghi tappi di tenuta della sella concavi e cromati.
I tre modelli di punta (Comp, Special Piuma & Sprint Junior) avevano un’insolita e fragile finitura perlata.
A differenza delle finiture moderne, utilizzava l’estratto naturale di perla, come si trova nello smalto per unghie, al posto dei fiocchi di metallo o di mica.
le biciclette da corsa Olympia erano di un bianco antico fino ai primi anni ’70, poi sotto la perla sono stati usati altri colori di base (giallo, rame, blu e forse altri)”.
La bicicletta fu un successo immediato, e negli anni ’70 la fabbrica di Olympia produceva circa 20.000 biciclette all’anno. eureka.bike
La bici col cuore
Modello non riscontrabile nei cataloghi dell’epoca
lo stemma dello scudo la troviamo dal 1967 al 1971/ cit classic de rosa
“L’automobile, lusso di pochi, invade troppo le strade, impolverando i volti dei ciclisti in sudore”
Giovanni Maino 5 aprile 1923 sul quotidiano sportivo
In campo sportivo la Maino fu sempre in primo piano con le sue biciclette grigie : Gerbi, Cuniolo, Oriani, Bordin, Torricelli, Girardengo, Guerra, Negrini.
Messori nell’arco della sua intera carriera di costruttore realizzò solo 120 telai, tutti pezzi unici e originali. Oltre alle estrema qualità e originalità delle sue bici, una delle caratteristiche estetiche e funzionali che distinguevano tutti i telai Messori era la cromatura sotto alla vernice impiegata per preservare il telaio dall’ossidazione. Costruì telai anche per altri marchi del modenese come Luciano Paletti
Messori si dedicò alla fase di lavorazione di ogni singolo telaio, dall’ideazione, all’applicazione delle decals.
dal sito di Frameteller
collezione privata
Se le previsioni meteo non m’ in..Ganna..no dovrò restare a casa!!
Dal 1909 ad oggi il Giro d’Italia ha collezionato innumerevoli imprese ed eroi, aneddoti e leggende.
oggi tocca a Luigi Ganna primo vincitore del Giro d’Italia 1909
L’introduzione della forcella a foderi dritti rappresenta un momento importante nella produzione di bici Colnago. Intuizione che ha determinato un cambiamento profondo ed epocale nell’industria del ciclismo
I colpi di genio sono imprevedibili. La storia della forcella Precisa è tra questi. Siamo nel 1988, le forcelle che equipaggiano le bici di Ernesto Colnago, e tutte le altre nel mondo, hanno foderi curvi. Sono così da tradizione, da sempre. È un fatto consolidato che mai nessun costruttore di due ruote ha mai osato modificare. Vanno bene, sembrano perfette, sono leggere e non hanno difetti rilevanti.
Monta il gruppo Campagnolo cinquantenario
Il Master è un telaio all’altezza del suo nome. È il capostipite di tutti i telai in acciaio, almeno di quelli moderni.
Continua a leggere “Colnago Master Equilateral 1985 col 50 TH”Masi. Questo nome nel mondo della bicicletta da corsa è una leggenda. Faliero Masi è stato “il sarto” che dal 1949 nel negozio sotto l’altrettanto leggendario velodromo Vigorelli a Milano, in via Arona, ha scritto con il cannello di saldatura pagine memorabili nella storia di questo sport ridefinendone certi aspetti. Molti nomi leggendari hanno calcato il pavimento di questo negozio: Coppi, Anquetil, Merckx, Maspes, etc.. inutile fare l’elenco. Com’è inutile ripetere qui la storia di un mito che quasi tutti conoscono.
All’inizio del Novecento in piazza della Chiesa si trovava una delle prime botteghe da meccanico di biciclette. Ne era proprietario tale Campostrini che per alcuni anni ebbe come garzone Faliero Masi, un giovane che si cimentò anche nella carriera di ciclista.
Dopo un brillante avvio fra i dilettanti sul finire degli anni Venti Faliero passò ai professionisti. Partecipò, senza squadra, a due Giri d’Italia, ma in entrambi i casi fu costretto al ritiro. Nel 1933 vinse una coppa Zucchi.