Dosi corsa modello Futura 1986

L’eleganza è l’equilibro tra proporzioni, emozione  e sorpresa”

i telasti della Futura erano Ilic Dalfiume e Montanari Roberto usciti dal reparto corsa (macchinari e attrezzature) della ditta Piazza di Osteria Grande.

All’epoca esisteva un solo materiale per le biciclette: l’acciaio (soprattutto tubazioni Columbus) ed un unico metodo di costruzione: la saldo-brasatura di tubi e congiunzioni. La lima, insomma, regnava sovrana.

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Virginia corsa competizione 1968/71

Tra le invenzioni originali che oggi possiamo ancora ammirare sulle sue biciclette c’è il particolarissimo sistema di fissaggio al tubo orizzontale del cavo freno posteriore, realizzato con speciali asole in acciaio saldate al tubo che fermano una molla in alluminio per bloccare la guaina.

Fù probabilmente il primo a saldare il deragliatore anteriore direttamente al telaio oltre a creare il bloccaggio delle pinze freno all’interno del telaio senza bullone, prototipi ripresi nello stesso periodo e in modo leggermente diverso, anche da Marastoni e successivamente presenti nei primi modelli costruiti per Luciano Paletti.

 La maggior parte dei telai sono costruiti con la scatola del movimento centrale realizzata da Giusppe Pelà. cit Frameteller

Collezione privata

Olympia corsa super competizione 1969/71

augusto Daniele, ha costruito il modello Competizione, equipaggiato con i migliori componenti Campagnolo.

Il telaio Olympia

presentava un’accurata limatura delle alette, un’eccellente lavorazione a torcia, una geometria corta e verticale, e una varietà di tagli del movimento centrale. Visivamente, era conosciuto per i lunghi tappi di tenuta della sella concavi e cromati.

I tre modelli di punta (Comp, Special Piuma & Sprint Junior) avevano un’insolita e fragile finitura perlata.

A differenza delle finiture moderne, utilizzava l’estratto naturale di perla, come si trova nello smalto per unghie, al posto dei fiocchi di metallo o di mica.

le biciclette da corsa Olympia erano di un bianco antico fino ai primi anni ’70, poi sotto la perla sono stati usati altri colori di base (giallo, rame, blu e forse altri)”.

La bicicletta fu un successo immediato, e negli anni ’70 la fabbrica di Olympia produceva circa 20.000 biciclette all’anno. eureka.bike

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collezione privata

Dosi crono 1991

Nel biennio ’90 e ’91 Walter Dosi è stato meccanico e saldatore della Giacobazzi, nel team c’era anche il giovane Pantani, il quale corse il Giro d’Italia dilettanti del 1991 in sella ad una bici Dosi.

Frutto della collaborazione con il maestro verniciatore Mario Martini di Lugo, le livree Dosi sono tra le più belle e originali degli anni ’70 e ’80.
La grafica delle livree esce dalla tradizione del tempo con un linguaggio fatto di segni astratti e tinte sfumate, mescolando stilemi derivati dall’estetica urbana e della moda anni ’80. Visitare l’officina Dosi in quegli anni era come entrare in una galleria d’arte contemporanea. cit frameteller

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Chesini Precision 1983

questa bici è stata costruita con tubi Columbus e congiunzioni Cinelli.

è un modello con geometrie molto compatte e proprio in questi anni iniziava a fare modelli di alta gamma.

una delle caratteristiche che rende questa bici particolare è la presenza di forcellini brevettati Chesini, forcellini fissi, privi di viti di registro.

questa tipologia di forcellino verrà utilizzata successivamente da tutte le biciclette da corsa proprio perché il cambio svolge al 100% la funzione di tendicatena

altro brevetto di questa bici è il parapolvere in lega situato nella scatola del movimento centrale brevettato Chesini che ha anche la funzione di passacavi interni

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