Bianchi 1950 Parigi Roubaix

con la Bianchi in gita a ……… Sovrappensiero è un posto bellissimo!!!

Monta i cerchi Nisi 40\32

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leve freno Universal 50 primo tipo

pipa Cinelli in ferro

un pò di storia

I suoi primi anni

Edoardo nacque a Milano il 17 luglio 1865, da Luigi Bianchi e Antonietta Conti, in un momento di forte crisi economica per la famiglia.
Il padre, infatti, nel 1859, qualche anno prima che lui nascesse, aveva avuto distrutto il suo ben avviato negozio di alimentari, come rappresaglia in seguito all’uccisione di un ufficiale austriaco. Erano momenti un pò turbolenti e lui ci andò di mezzo … quello stesso anno infatti gli austriaci si ritirarono da Milano, lasciando il posto ai piemontesi … Partito poi per la guerra del 1866 (Terza guerra d’Indipendenza), ritornò, per sua sfortuna, mutilato di una gamba, e tre anni dopo, nel 1869, morì.

foto web

Rimasto quindi orfano di padre, Edoardo, viste le premesse, non sembrava destinato almeno inizialmente a chissà quale grandioso avvenire. All’età di sei anni, fu accolto nell’orfanotrofio dei “Martinitt” e iniziò subito ad appassionarsi alla meccanica, di cui apprese i primi rudimenti. Uscì comunque prestissimo dall’Istituto: aveva solo otto anni, l’ età minima allora consentita per il lavoro minorile, all’epoca, molto diffuso.
Fu preso, per un paio d’anni, a fare la gavetta da un artigiano (molto probabilmente il suo fideiussore), con la qualifica di  ‘aiuto fabbro ferraio’. Lavorò poi come operaio, per una decina d’anni, presso varie officine meccaniche milanesi, tra cui quella di Gerosa e Rosati, esperienza questa che gli servì per farsi le ossa nel campo della meccanica.

La sua prima attività in proprio

Nel 1885, all’età di soli vent’anni, decise coraggiosamente di mettersi in proprio, aprendo una piccola officina di precisione in via Nirone.

Riparazioni di precisione

Sveglio ed intraprendente, dopo aver fatto il riparatore di carrozzelle, bilance, utensili vari, velocipedi ecc., intraprese anche l’attività di assemblaggio di bicicli, visto che la domanda di tale tipo d’articolo era assai forte. I primissimi tempi, per farsi la clientela e soddisfare le richieste, si faceva mandare direttamente dalla Francia e dall’ Inghilterra, i kit di montaggio dei velocipedi. Quello stesso anno, fondò la “F.I.V. Edoardo Bianchi” (F.I.V. è acronimo di Fabbrica Italiana Velocipedi), più conosciuta semplicemente come Bianchi.

Progettazione di bicicli di sua invenzione

Così, riparando i modelli inglesi di bicicli, gli venne l’idea di creare un modello più sicuro, ritenendo che la posizione troppo alta del sellino, fosse la causa di tante rovinose cadute. Infatti i frequenti incidenti a chi usava questi velocipedi, erano dovute principalmente alla difficoltà di mantenere lo stato di equilibrio del biciclo su terreni spesso sconnessi, essendo il sellino sistemato in posizione troppo elevata rispetto al terreno.

Così, ben presto, il suo ingegno gli suggerì migliorie di sua fabbricazione, che apportò ai modelli esistenti e alla fine riprogettò il mezzo modificandone totalmente la struttura:  ruote anteriore e posteriore pressocché dello stesso diametro con una pedaliera non più sulla ruota anteriore come prima, ma molto più bassa, inserita sul telaio, e capace di trasmettere il moto, tramite catena, ad una ruota dentata solidale con l’asse della ruota posteriore. La catena era una recentissima invenzione francese. Quando lui non riusciva a reperire sul mercato, i pezzi che gli servivano, se li costruiva da sé. Quindi alla fine, arrivò a produrre un “bicicletto” tutto suo! Questa sua idea, segnò l’inizio dell’era della bicicletta moderna!
Edoardo Bianchi, fu il primo costruttore di biciclette in Italia.

Il lancio sul mercato del suo “bicicletto”

 Sempre attento alle grandi novità provenienti dall’estero, nel 1888, nella nuova officina di via Bertani a Porta Tenaglia, creò il primo “bicicletto” circolante in Italia, dotato di ruote con pneumatici a camera d’aria, (prima erano soltanto a gomma piena), applicando al suo ‘gioiello’ l’invenzione di John Boyd Dunlop. Costui, era un geniale veterinario scozzese, che aveva sperimentato pochi mesi prima, sul triciclo di suo figlio il primo esemplare di pneumatico con camera d’aria. Rispetto alla gomma piena, questo tipo di pneumatico, ammortizzando i dislivelli del selciato ghiaioso, sveva il pregio di garantire un’andatura molto più elastica e silenziosa.

Bianchi Bicicletto 1888 foto web

La sua attività fu indubbiamente facilitata dalla crescente diffusione della bicicletta. Analoghe officine cominciarono a fargli concorrenza a Torino e in altre città settentrionali ed emiliane, come Modena. L’importanza che la produzione e la diffusione della bicicletta assunse in Italia, non sfuggì al governo centrale che si affrettò ad istituire, nel giro di pochi anni, la tassa di circolazione sui velocipedi (legge 22 luglio 1897, n. 318).

Particolare attenzione per il “gentil sesso”

Fu lui che studiò per primo un telaio diverso per favorire l’uso della bicicletta anche alle donne che, all’epoca, erano impedite a salirvi dall’ampiezza delle loro gonne: uscì dalla sua officina, la prima bicicletta da donna, circolante in Italia.

La pubblicità sui giornali, fece la sua fortuna

Il successo arrivò di lì a breve, nel 1895, in maniera del tutto imprevista. La pubblicità dei giornali sulle sue biciclette, attirò l’attenzione della regina Margherita di Savoia (moglie di Re Umberto I), che invitò Edoardo Bianchi alla Villa Reale di Monza (ove lei si trovava in vacanza), desiderosa di conoscere questo nuovo ‘gioiello’ e di imparare ad usarlo.

Bianchi, in quell’occasione, costruì per la regina, la prima bicicletta da donna, di colore celeste e con lo stemma in oro dei Savoia sul telaio. La bici aveva le manopole d’avorio e fu presentata alla regina dentro ad una speciale cassa di legno foderata di velluto rosso. La notizia fece il giro del mondo e Bianchi, che nel frattempo era stato nominato «Fornitore ufficiale della Real Casa», fu costretto a impiantare una vera e propria catena di montaggio, per soddisfare le numerosissime richieste di biciclette che gli pervennero da tutta Europa.

Regina Margherita di Savoia
Regina Margherita di Savoia foto web

Partecipazione a gare ciclistiche

 Il successo del suo prodotto, lo portò ad investire capitali anche in campo sportivo, partecipando, a partire dall’inizio dell’ultimo decennio del XIX secolo, alle più importanti gare ciclistiche europee.
E’ del 1899, la prima vittoria sportiva di una bici Bianchi: merito di Gian Fernando Tomaselli, primo, al ‘Grand Prix de La Ville‘ di Parigi.

foto web

nnovazioni tecniche in campo ciclistico

Il XX secolo della Bianchi si aprì con due innovazioni importanti realizzate da Edoardo nel campo della bicicletta: la trasmissione a cardano (brevettata nel 1901) ed i freni anteriori che fino al 1913 non avevano trovato consenso su cicli e motocicli, giacché si temeva che il loro brusco utilizzo. potesse causare il rovesciamento del veicolo

Riconoscimenti internazionali

Negli anni successivi la Bianchi ricevette numerosi riconoscimenti, in sede nazionale ed internazionale, come il “Gran Prix” ad una manifestazione svoltasi a Buenos Aires, nonché il “diploma” del Ministero dell’Industria, all’Esposizione di Torino del 1911 (anno in cui fu presente anche alla Esposizione di Londra).

 L’azienda , ormai avviatissima, solo nel 1914 produsse 45.000 bici, 1.500 moto e 1.000 auto. Purtoppo, all’avvicinarsi dell’entrata in guerra dell’Italia, Bianchi fu costretto a concentrarsi sulle forniture militari convertendo rapidamente le sue linee di produzione.

Degna di nota, l’antesignana della ‘mountain-bike’, da lui ideata nel 1915 e consegnata ai Bersaglieri del Regio Esercito: gomme pneumatiche di grossa sezione, telaio pieghevole e sospensioni su entrambe le ruote.

Ritorno al “primo amore”la bicicletta

Nella seconda metà degli anni ’30, Edoardo Bianchi decise di concentrarsi soprattutto sulle biciclette: nel 1935 la produzione arrivò a oltre 70.000 esemplari.

Nel 1940, un giovane ciclista di nome Fausto Coppi, vinse il Giro d’Italia in sella a una Bianchi. Nel 1942, sempre Fausto Coppi, in sella ad un’altra Bianchi, sulla pista del velodromo Vigorelli di Milano, vinse anche il record dell’ora.

foto web

Gianni Zacevini su Divinamilano.it

Classe 1941. Laureato in ingegneria elettronica: triestino di nascita, milanese di adozione. L’interesse per la storia, l’arte e la natura, ha sempre destato la mia curiosità e passione fin da giovane. Mi dedico a ricerche storiche sulla città, sui suoi costumi, andando alla scoperta dei suoi monumenti, della vita e degli aneddoti poco noti di personaggi, spesso sconosciuti che, in vario modo, hanno contribuito a rendere Milano, nota in tutto il mondo.

collezione privata

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