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il tirante che collega il manubrio alla forcella serviva a ridurre ogni tipo di flessione del mezzo , visto che si girava a oltre 80 km all’ora

il peso del ciclista era molto in avanti , col baricentro spostato addirittura sull’attacco , pertanto serviva avere un sostegno forte per sostenere il ciclista .

le bici venivano progettate per poter massimizzare l’ effetto scia della motocicletta , spesso erano montate con ruote più piccole

Nel nord Europa si cimentano in gare spettacolari

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collezione privata

Amleto Villa: da 80 anni sotto le Due Torri (“Carlino Bologna”, 3.10.2008)

 Al numero 10 di Strada Maggiore vi è il negozio di articoli sportivi “Villa”, aperto 80 anni fa da Amleto Villa.

Nel 1928, quando avviò il negozio per la vendita di biciclette, di fronte, al numero 9, vi era il negozio di Guglielmo Rubbi, aperto all’inizio del ‘900, che vendeva ricambi per biciclette (copertoni, ruote, ecc.).

Poco dopo, questo negozio chiuse e Amleto Villa divenne il punto di riferimento dei ciclisti, anche perché, oltre a vendere biciclette di varie marche, si mise egli stesso a costruire telai, realizzando una propria produzione di cicli anche da corsa di alta qualità.

“Elegante, scorrevole, perfetta, stabile, buona”, erano gli aggettivi che Villa scelse per definire la sua bicicletta.

Era il periodo in cui si organizzavano molte corse su strada ed il ciclismo italiano produceva campioni.

Amleto Villa capì che le bici da corsa gli avrebbero dato notorietà ed insistette su questa produzione.

I fatti gli diedero ragione.

Non bisogna trascurare il contesto petroniano di quegli anni: il gerarca Leandro Arpinati voleva una “Bologna sportiva”: perciò, oltre alla costruzione dello Stadio Comunale (il “Littoriale”), inaugurato da Mussolini il 31 ottobre 1926, furono incentivate le società sportive (Virtus, SempreAvanti…).

Come dimenticare il grande successo della bolognese Ondina Valla che vinse l’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936 (l’altra bolognese, Claudia Testoni, giunse quarta).

Anche il ciclismo fu sostenuto ed emersero ottimi giovani atleti. Nel 1932, cioè quattro anni dopo l’apertura del suo negozio, si svolsero le Olimpiadi di Los Angeles e, nella squadra italiana di inseguimento su pista, fu selezionato il giovane bolognese Marco Cimatti (1912- 1982), il quale correva su una bicicletta da corsa “Villa”.

La squadra italiana vinse la medaglia d’oro e i cinque cerchi olimpici fecero sfoggio nella vetrina del negozio e nel marchio Villa. Cimatti, nel dopoguerra, aprì una fabbrica di biciclette. La produzione di cicli Villa proseguì e si intensificò, anche se nel negozio si potevano acquistare anche biciclette di altre marche (Atala, Maino, Legnano…).

Il negozio, a vetrina multipla, con l’insegna a pannello sopra la quale, originariamente vi era un altro pannello con la scritta “Il Paradiso del ciclista”, divenne il più noto a Bologna fino al dopoguerra (la mia prima bicicletta fu acquistata proprio lì!).

Erano gli anni in cui uscivano sugli schermi i film “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica (1948) e “Ma dove vai bellezza in bicicletta” (1951, con Silvana Pampanini, Delia Scala, Renato Rascel, Peppino De Filippo, Carlo Croccolo e Aroldo Tieri). Il film, che presentava una corsa Bologna – Milano fatta da cicliste, proponeva anche la famosa canzone scritta da Giovanni D’Anzi e Marcello Marchesi.

Oggi il negozio Villa è rimasto identico a quello originale di 80 anni fa.

A gestirlo, con la consapevolezza di essere gli eredi di una tradizione petroniana che è ormai storia, sono i discendenti di Amleto Villa. Con una sola differenza: ora vende articoli sportivi, ma non biciclette.

un ringraziamento a frametteller

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